Riserva Naturale Tevere Farfa - Torrita Tiberina - Nazzano
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RISERVA NATURALE TEVERE-FARFA
La Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa ha una superficie di circa 700 ettari all’interno dei comuni di Nazzano (Rm), Torrita Tiberina (Rm) e Montopoli in Sabina (Ri). La sua storia è indissolubilmente legata alla costruzione di una diga artificiale da parte dell’Enel tra il 1953 e il 1955 e alla morfologia del Tevere, che in questo tratto scorre lentamente formando ampie anse e meandri. Il più lento scorrimento delle acque fluviali e la confluenza del torrente Farfa hanno infatti creato il lago di Nazzano che nel corso degli anni si è popolato di specie di flora e fauna tipiche delle zone umide. Gradualmente salici, pioppi e ontani hanno colonizzato le sponde del bacino realizzando uno dei pochi esempi di “bosco ripariale” presente nel Lazio, mentre la cannuccia di palude e la tifa hanno rivestito i banchi di detrito che con il tempo si sono accumulati presso le rive o al centro del lago, formando dei caratteristici isolotti.
La valle fluviale, tipicamente alluvionale con depositi d’argille, sabbie e ghiaie, è delimitata da colline di modeste dimensioni costituite da sedimenti d’origine marina. La ricca presenza d’uccelli nell’ambiente lacustre costituisce uno dei motivi di maggior interesse per i visitatori. Oltre agli anatidi, come il germano reale, l’alzavola, il fischione e la moretta, è possibile osservare lo svasso maggiore, la folaga, il martin pescatore e rapaci come il falco di palude e il falco pescatore. Il canneto, costituito prevalentemente dalla cannuccia e dalla tifa, è talvolta impreziosito dalla gialla fioritura dell’iris di palude, mentre sui terreni argillosi, tra le radici dei salici bianchi e rossi, troviamo la bardana e l’equiseto dalla tipica forma a ferro di cavallo.
TORRITA TIBERINA
Fra i borghi più antichi e più suggestivi di storia del comprensorio tiberino è senz'altro da annoverare Torrita Tiberina, situata in direzione nord-est a 48 Km. di distanza da Roma.
L'agglomerato urbano si inerpica su un'alta scarpata, dalla quale si gode una splendida visuale sulla Valle del Tevere che si rivela il protagonista del paesaggio.
Creando quello specifico ambiente umido-adatto ad accogliere uccelli migratori in sosta, posto dal 1976 sotto il vincolo di riserva naturale. Il ruolo comprimario di questo corso d'acqua si evidenzia pure nel nome scelto per disegnare la località. Per quanto riguarda invece la prima parte del toponimo, si presuppone, che esso faccia riferimento ad una serie di torri, a suo tempo erette, a fortificazione del castello. A testimoniare del passato rimangono in località "Celli" nelle vicinanze del Tevere, i resti di una villa rustica di età tardo-repubblicana e in località "Baldacchini" i ruderi di una antico muro di sostegno, ritenuto parte della villa di Agrippa, madre di Nerone (15-59 d.C.), e perciò localmente identificata anche come "Bagni o Piscina di Nerone", a causa anche del ritrovamento di una vasca circolare adibita, forse, all'epoca a piscina.